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Giorgia Sandoni Bellucci - Official Website | Donne in cerca di guai
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Donne in cerca di guai

Donne in cerca di guai

Stasera inauguro ufficialmente questo mio nuovo piccolo spazio web e lo faccio con un pezzo molto importante, che dedico a tutte le donne, come me.

In una giornata particolare come quella di oggi – emblema della lotta internazionale contro i soprusi, le angherie e le violenze fisiche, che molte di noi subiscono ogni giorno in silenzio – vorrei contribuire a diffondere questo messaggio di speranza e di progresso, concentrandomi su un tipo di violenza meno invasiva di quella  carnale, ma altrettanto oltraggiosa: sto parlando della violenza massmediatica. Di quel tipo di  discriminazione che colpisce le donne dei paesi occidentali, più di quanto non facciano il femminicidio, le barbarie del fanatismo religioso o il controllo della natalità nei paesi in via di sviluppo e nel terzo mondo.

Alti sono i costi umani cui ci costringe la globalizzazione; che rimane senza dubbio il nostro vero carnefice. La mercificazione e la strumentalizzazione di massa  stuprano il nostro corpo  e lo deformano sotto il peso di vuoti stereotipi spersonalizzati, privandoci della nostra più intima femminilità.

Perché per sentirsi femmine oggi bisogna essere belle e mute. Chi se ne importa se fai la velina in tv o in parlamento: l’importante è che parli poco e sorridi molto. La donna del duemila e tredici non esibisce la propria bellezza, ma la subisce: nel lavoro, nella vita, nelle relazioni. E lo fa come si trattasse di un marchio di fabbrica, più che di un segno distintivo. Ma, ragazze, essere donne significa prima di tutto essere uniche. E volere essere esattamente uguali alle altre per conformazione fisica, portamento, vestiario e stile di vita non ci rende di certo degne della nostra grandissima straordinarietà.

Accettare l’essenza della nostra personalità, imparare a valorizzarla e riconoscerla, è il primo passo per ritornare ad amarci. Per riappropriarci del nostro corpo, dei nostri ideali, dei nostri desideri; per scovare i mezzi con cui realizzarli e tenere a distanza chi invece rischi di vanificarli con una parola o una percossa di troppo.

Perché il disagio, che si tratti di una convinzione interiore o di una violenza fisica esterna, nasce sempre da un’insicurezza dell’anima. E per ribellarsi ad un abuso non serve solo il coraggio di denunciare l’atto, ma bisogna essere consapevoli di non meritare un simile affronto. Dobbiamo volerci bene a sufficienza da non cadere nella trappola dell’autolesionismo; avere fiducia in noi stesse e nelle nostre potenzialità, perchè solo allora finisce il sopruso e comincia la lotta. E una donna che lotta, sa che l’amore colpisce al cuore, non in faccia. Quello al massimo è l’egoismo.

Ecco per cosa credo che dovremmo combattere: per sentirci più sicure di noi stesse, per evitare che il maschilismo di un uomo o del sistema ci cambi ingiustamente.

E dovremmo farlo ogni giorno, non solo oggi: da donne con un nome, innamorate della vita, ancor più dell’incubo.

Giorgia Sandoni Bellucci
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