Geworfenheit[1]
(L.Bunuel, Un chien andalou, 1929)
Chiudo le porte a chiave,
quando sono sola in casa,
chiudo le porte a chiave,
sulle strade
neve di febbraio
ed una squallida finestra serrata
su un mondo virtuale
che pallida frattaglie di esistenza
pietanze di vita prese a calci
dal fato di Facebook
Chiudo le porte a chiave,
Geworfenheit,
le chiudo, che fuori son tutti strafatti
di qualunquismo e Pomeriggio 5,
le chiudo, ché noi ci misuriamo
la sostanza
in moli di trapianti e di aneurismi.
Chiudo le porte a chiave,
quando sono sola in casa,
ché siamo atomi o neutrini, o solo feccia,
profanatori di Maya e del suo velo
ché se non ci credi te lo squarciamo con il bisturi
ché se vuoi al suo posto piazziamo un bel seno.
Chiudo le porte a chiave,
quando sono sola in casa,
ché nella nostra caverna non ci sono ombre,
ché ad illuminarci gli occhi ci pensa la luce dei tg
ed il ronzio di una tv.
Chiudo le porte a chiave,
quando sono sola in casa,
in faccia ad uno straccio di maieutica
a tratti bustrofedica , più spesso pigmalionica
ché nasci, mangi e cresci fino a ventinove,
poi a trent’anni solo figli
ché se ti va bene anneghi tra i confetti.
Chiudo le porte a chiave,
quando sono sola in casa,
ché siamo solo forma senza vita,
monadi naufraghe
di un folle volo,
sistoli sospese
alla punta di un naso che pende.
[1] «gettatezza» in Heidegger, Essere e Tempo, (1927)