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Giorgia Sandoni Bellucci - Official Website | A.A.A: uomo perfetto cercasi
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A.A.A: uomo perfetto cercasi

A.A.A: uomo perfetto cercasi

«L’uomo che sogno, non esiste. E se lui non esiste non mi si spezzerà mai il cuore». Così conclude la piccola Sally nel film Amore e incantesimi, prima di decidere di fare un incantesimo che le permetta di non innamorarsi mai. Consapevole che l’uomo perfetto non esiste, inventa una ricetta d’amore su misura; gettando uno ad uno i petali dentro al calderone, elenca tutte quelle caratteristiche che di un ragazzo la affascinano, assolutamente certa di non poterlo mai incontrare. Neanche a dirlo, sul finale di questa commedia romantica la protagonista finirà con l’innamorarsi proprio dell’uomo dei suoi sogni, comparso a zuccherarle il lieto fine, proprio come il principe azzurro nelle ultime righe di una fiaba. Ma quello che fa riflettere in questa vicenda non è di certo l’esito, a mio avviso un po’ banale e rivisto, bensì il significato più profondo, esposto in quel minuto e mezzo all’inizio della pellicola. Pensandoci, credo che almeno una volta nella vita possa capitare a tutti di trovarci nei panni di Sally: non succede spesso di costruirci in testa un modello d’uomo talmente elevato da risultare ineguagliabile rispetto a qualsiasi riscontro con la realtà? Spesso idealizziamo a tal punto le nostre aspettative che finiamo col rimanerne delusi, una volta che le vediamo inevitabilmente crollare. Dipingiamo ai nostri occhi la fisionomia di un compagno immaginario, stilliamo una liste di ingredienti per sfornare l’uomo perfetto dopo venti minuti di cottura e poi ci lamentiamo se l’impasto non cuoce o al contrario il sentimento si brucia e diventa immangiabile; ci ostiniamo ad orientare la nostra vita alla ricerca dell’amore fragrante al punto giusto, ma finiamo col perdere di vista le opportunità offerteci dalla realtà ad ogni morso, o ancora peggio col volerla  adattare alle nostre aspirazioni a qualsiasi prezzo. Non è vero forse che quando si abbandona una persona perché la si ritiene incompatibile con le proprie esigenze, è un po’ come se si pretendesse che quella fosse esattamente come noi la vorremmo? Che le persone non cambiano e lo sappiamo, ma che se si rinuncia ad esse è perché in fondo il desiderio inesaudibile di poterci riuscire è più grande della voglia di saperle amare così come sono?  O forse è solamente più facile ed agevole? «Questo no, avanti un altro!». Lasciare andare qualcuno soltanto perché non paga il conto ogni volta che vi porta fuori a cena, perché ad un romanzo di Ammaniti, preferisce la partita della Juve, o perché invece di aspettarvi in macchina mezzora mentre vi preparate ed accogliervi con un bacio in bocca ed un sorriso a trentadue denti, ritarda e vi lascia aspettare fuori di casa senza ombrello sotto un temporale, quando nella vostra testa il grande amore dopo un mese di frequentazione vi compra direttamente una casa per riempirvela di letture impegnate ed orologi da parete, è abbastanza immediato e diffuso come comportamento. Il rischio però, quando si è così scarsamente malleabili e intransigenti rispetto ai propri schemi mentali, è quello di rimanere paralizzati all’interno della propria creazione narcisistica; perché se Sally alla fine conosce l’uomo dei suoi sogni, esattamente come lo aveva abilmente miscelato attraverso l’amalgamazione magica di tutti gli ingredienti, voi invece potreste non incontrarlo mai o nel migliore dei casi passarci accanto senza accorgervene, tutti presi come siete a rincorrere a vuoto il fantasma di un idolo inesistente. Perché noi altre non siamo streghe, al massimo discrete ammaliatrici, e la vita se deve essere una commedia romantica di sicuro non dura soltanto novanta minuti e, come disse Charlie Chaplin, necessita di un campo lungo. Allora non corriamo il rischio di lasciarci sfuggire qualcuno d’importante soltanto perché ha la forma di un rettangolo e noi invece volevamo un quadrato: in fondo hanno entrambi quattro lati, no? Impariamo a vedere quello che di positivo le persone sanno darci, al di là dei preconcetti e delle aspettative pre impostate che avevamo immagazzinato nel corso degli anni e delle nostre esperienze passate. Perché quando sanno farci battere il cuore, se sanno regalarci emozioni, ancora prima che un mazzo di rose, magari di quelle forti, controverse e sempre inspiegabili che, tu lo sai, neanche Neruda saprebbe tradurre in versi, le persone vanno tenute strette, anche qualora ci sembrino diverse da ciò che speravamo; soprattutto perché non sono quello che ci aspettavamo di incontrare.

Giorgia Sandoni Bellucci
1 Comment
  • frankieco
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    Vero, vero, vero.. .tutto vero.. Per me il punto, se realmente esistesse un punto su questo argomento, sarebbe l’abilità nell’individuare il discrimine tra l’ostinazione e la pazienza…è accanimento terapeutico o, forse, quest’ultimo ciclo di cure è quello decisivo per guarire? L’esperienza dovrebbe aiutare a capire dove finisce il “narcisismo” e dove inzia la scommessa, quella vera, quella con la quale ti giochi tutto… ma nella “mia” esperienza ciò non è avvenuto.. e non sarà un ritardo, un rigore o, per completezza, un pomeriggio di shopping o un piatto vegano a fare la differenza. La differenza, alla fine, la fa sempre lui, quel coso in alto a sinistra rispetto a questa tastiera.

    Marzo 3, 2015 at 11:29 am

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