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Giorgia Sandoni Bellucci - Official Website | Panta rei: tutto scorre
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Panta rei: tutto scorre

Panta rei: tutto scorre

   (Duomo di Milano, marzo 2014)

Ebbene, sì: anche per me è finalmente arrivato il momento di compiere un piccolo grande passo.

Ho messo nella borsa un nuovo mazzo di chiavi di casa, ho scritto per la prima volta il mio nome sul campanello e poi sono uscita dal guscio provinciale e ho imparato a leggere una piantina della metro. Voi non ci crederete ma da qualche settimana il fatto di riuscire ad azzeccare due fermate del tram dietro fila, fare la spesa ed arrivare sotto il portone di via Massena ogni sera, senza rischiare la vita, mi fa sentire più figa di Uma Thurman in Kill Bill! Forse perchè è solo nel momento in cui inizi a guadagnarti da solo ogni istante della giornata, che impari ad assaporare anche la più piccola conquista. Non immaginate quanta soddisfazione si nasconda dietro ad un abbonamento ATM andato a buon fine, ad un cous cous alle verdure cucinato la sera prima e mangiato al sacco sulle panchine del giardino interno in Sede 2 o del bicchiere di Prosecco bevuto in Sempione il venerdì sera, dopo una settimana sfiancante di lezione. Al Carrefour mi sono emozionata persino a scegliere il detersivo per i piatti!

Dicono che trasferirsi in una città come Milano ti faccia crescere; che ti metta alla prova con te stesso e ti costringa a venire a patti anche con quei lati scomodi della quotidianità, che indubbiamente la routine vissuta all’interno del nostro nido familiare, rende invece molto più ovattati. Ed è vero: avere la possibilità di condurre la propria realtà nello spazio vitale di 22 km quadrati, trovare i tortellini pronti nel piatto la sera dopo il lavoro e uscire a bere qualcosa con gli amici d’infanzia è decisamente diverso rispetto a dover prendere tre mezzi pubblici alla volta per raggiungere l’ufficio, mangiare un panino al volo ad orari improbabili e imparare a mettersi in discussione con persone sconosciute. Proprio perchè si tende a considerare quella con la propria solitudine come una battaglia però, spesso la paura di restare isolati si trasforma nella sorprendente consapevolezza di appartenersi. Scegliere di partire e di farlo da soli infatti, comporta sempre un grande atto di consapevolezza: te ne vai con il timore di soccombere e poi ti riscopri più forte che mai. Paradossalmente è proprio quando ti credi debole e incapace di affrontare di petto il travolgente flusso del cambiamento, che capisci quanto in verità non vedessi l’ora di accoglierlo a braccia aperte. Quanto vali.

E’ allora che ritrovi improvvisamente nei meandri della tua interiorità tutte le piccole e grandi esperienze che ti hanno formato, inciso, plasmato, forgiato. E che se ne stavano lì in attesa; aspettando solo che tu le rispolverassi, per servirtene. In un baleno la città diventa una giungla e tu un animale attento all’uso dimenticato dei tuoi sensi: esci, ti orienti, respiri, tocchi, assaggi la novità da ogni parte, finché non ti rendi conto che il cambiamento non è un conflitto, ma una vittoria.

Se quindi davvero tutto scorre, io vi posso dire: non abbiate paura di scorrervi in mezzo anche voi.

Abbandonatevi alla corrente.

Vi porterà lontano…

 

G.

 

Giorgia Sandoni Bellucci
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