fbpx
Giorgia Sandoni Bellucci - Official Website | Il triangolo no, non l’avevo considerato…
1778
post-template-default,single,single-post,postid-1778,single-format-standard,cookies-not-set,eltd-core-1.0.3,ajax_fade,page_not_loaded,,borderland-ver-1.8.1, vertical_menu_with_scroll,smooth_scroll,paspartu_enabled,paspartu_on_top_fixed,paspartu_on_bottom_fixed,wpb-js-composer js-comp-ver-4.11.2.1,vc_responsive,elementor-default

Il triangolo no, non l’avevo considerato…

Il triangolo no, non l’avevo considerato…

(B.Bertolucci, The Dreamers)
Tu, lui, l’altro.

 

Uno è bello, intraprendente ed affettuoso; l’altro taciturno, sfuggente e pieno di fascino. E tu? Beh tu, te ne resti chiusa in casa per ore davanti alla tv, sperando che Carrie Bradshaw o Paolo Fox, tra serate newyorkesi e affinità astrali, ti illuminino dall’alto della loro saggezza avanguardistica e decidano per te quale relazione portare avanti; perché quando ci si innamora di due persone contemporaneamente, è sempre un gran casino e spesso non si è in grado di fare una scelta. Il fascino della contesa, il fermento dell’attesa, i vuoti allo stomaco che ti assalgono quando sei sul punto di prendere una decisione, sono solo alcuni dei motivi che rendono il triangolo uno tra i legami più seducenti della sociologia applicata; ma che il tre non sia poi un numero così magico come sembra, che nasconda risvolti spiacevoli e rischi compromettenti, lo abbiamo capito tutti, fatta eccezione giusto per Raul Bova, che ancora si attacca alla storia del telefono. Per i fenicotteri comuni mortali che si ritrovano a fare i conti con le vicende di ogni giorno, il triangolo è invece una figura geometrica complessa e pericolosa, specialmente se entrano in gioco i sentimenti: andate a spiegare a quell’idiota di Pitagora che non esistono teoremi per calcolare l’area di un triangolo amoroso, o la gradazione distruttiva dei suoi angoli e nemmeno formule predefinite per risolvere i problemi di cui essi fanno parte. Come sempre la storia ci insegna qualcosa: Cesare ed Antonio per l’amore di una donna misero in guerra due popoli; Re Artù, quando scoprì che la regina di Camelot se la faceva col migliore amico Lancillotto, si fece venire una crisi isterica e mandò alla malora un intero regno, mentre quei due fessacchiotti di Jules e Jim, in una delle più famose pellicole di Truffaut, furono disposti a spartirsi il cuore e la casa della bella Catherine, pur di possederla entrambi. Bisogna ammetterlo: l’amore sulla carta sembra costellato più di triangoli che di cuoricini.

 

Ma guardiamo un attimo alla fine che hanno fatto le donne partecipi di questi intrecci amorosi: Cleopatra si è attaccata un aspide alla gola, Ginevra ha rovinato il destino di un popolo, passando per una sciacquetta che se la fa con il corpo di guardia e Catherine, ribattezzata per l’occasione Kitty Kate (la gatta morta) dal triangolo ne è uscita di certo, accelerando al volante della sua auto, direttamente giù da un ponte. Dunque è statisticamente impossibile sopravvivere ad un triangolo? La matematica si sa, non è un’opinione, ma per fortuna l’amore lo è sempre, e quindi opinabili sono le leggi che lo regolano. Ma se è vero che non esiste un’equazione universale che ci permetta di trovare la soluzione a questo dilemma, come facciamo a liberarci di un poligono spezzacuori in base tre e ritornare a ragionare in base due? E soprattutto è davvero possibile innamorarsi contemporaneamente di due persone? E se ciò accade, come si fa a prendere una decisione? Bisogna farlo ad ogni costo? Il triangolo, e Renato Zero siamo sicure che approverebbe, ci sorprende sempre quando meno ce lo aspettiamo: ma se ci vengono a piacere due persone nello stesso momento, significa che in realtà non ce ne interessa nessuna? O al contrario dobbiamo ammettere che sia possibile che ciò avvenga? Non è che forse consideriamo il triangolo perfettamente desiderabile, per quanto tragicamente orchestrato, proprio in virtù della sua natura proibitiva?

 

Cioè, è possibile che la nostra attrazione verso due persone cresca all’aumentare della consapevolezza che non possiamo averle entrambe? Che prima o poi dovremmo rinunciare ad una delle due? Dalla tenera età di otto anni, tutti i sabato pomeriggio,  la suora del catechismo inforcava gli occhiali e ci puntava il dito contro, cercando di inculcarci in testa che non si potessero avere due amanti contemporaneamente, che ci fosse qualcosa di sbagliato nel farlo e allora, non appena ci si presenti l’occasione di peccare, noi altre forse non la addentiamo al volo? Sicuramente sì. Lo abbiamo fatto per una mela, figuriamoci se si tratta di un uomo. Dentro ognuna di noi c’è una piccola Eva latente, pronta  a mandare letteralmente al diavolo un intero universo sentimentale, pur di provare il brivido di quel morso di onnipotenza. Alla base di un triangolo infatti, chi gioca il ruolo dell’ipotenusa, il lato più lungo, quello che comanda a bacchetta i due poveri cateti, soffre sempre di un delirio di egocentrismo, di una sete inappagabile di attenzione, talmente elevata da non poter essere saziata dall’amore di una sola sorgente. D’altra parte, c’è anche chi, consapevole di esserci finito  dentro a piedi pari, nel triangolo ha continuato a sguazzare allegramente: prendete il film Vicky, Cristina e Barcelona di Woody Allen. In quel caso l’amore a tre è vissuto come un processo di completamento artistico e metafisico: Josè Antonio e la sua ex moglie si amano dal primo giorno che si sono incontrati, ma il loro rapporto è soggetto a continui alti e bassi, perennemente temprato da uno spigoloso chiaroscuro, simile a quello dei quadri che dipingono insieme.

 

Nel panorama del loro amore intenso e tormentato, soltanto Cristina, la nuova amante di Josè, appare come la mezzatinta destinata a ravvivare quel tracollo erotico e a renderlo un capolavoro! Se prendiamo per buono questo tentativo, il tre sembrerebbe davvero il numero perfetto: in una relazione in cui il terzo non gode fra i due litiganti ma riesce a riaccordarli, ripristinando la sinfonia adeguata e a questa si uniforma, esso diventa un collante indispensabile e genera una variabile amorosa azzardata, ma tremendamente auspicabile. Tranquilli, non vi stiamo spingendo a fare della vostra relazione una camera d’appuntamenti, ma semplicemente vogliamo dimostrarvi come a volte l’entrata in scena di un terzo elemento nella coppia, apparentemente arrivato a minacciarla, in realtà finisca col rafforzarne il legame: ne L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera, Thomas capisce di aver amato sempre e solo Tereza, dopo averla tradita ripetutamente con Sabina, mentre nel film The Dreamers di Bertolucci, è Matthew, intromessosi nella relazione incestuosa fra i due fratelli Theo e Isabelle, a farsi da parte, dopo aver compreso che i due gemelli appartengono ad una dimensione sentimentale a lui preclusa ed intangibile.

 

Possiamo ammettere allora che non tutte le coppie che si allargano temporaneamente siano destinate a dormire in una tripla per sempre e come, se da un lato spesso il triangolo è sinonimo di pericolo imminente, un segnale posto cinquanta metri prima della fine di una relazione, finalizzato ad indicare un grosso incidente di percorso, dall’altro però, qualora se ne ribalti il senso, possa anche ricordarci di rispettare le precedenze che abbiamo dimenticato lungo la nostra storia ed aiutarci a ricostruirle: dobbiamo credere che a volte convenga mettere in discussione la nostra relazione solo per avere conferma della sua indiscutibilità, per essere certi che ciò che possediamo sia esattamente la cosa migliore che ci potesse capitare, perchè l’amore è tutto curve ma non conosce geometrie né angoli, non si studia sui manuali, si impara sul campo: costanza per esperienza diviso (sempre e solo) due.

Giorgia Sandoni Bellucci
No Comments

Post a Comment