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Giorgia Sandoni Bellucci - Official Website | What women talk (about)
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What women talk (about)

What women talk (about)

Alla fermata dell’autobus, sul tapis roulant in palestra, tra i banchi di scuola o le scrivanie dell’ufficio; al tavolino di un caffè, o nel bagno di una discoteca. A Modena, Roma, Milano, Parigi, New York: che lo facciano in italiano, in francese o in inglese, ovunque e comunque le donne – quando si ritrovano – parlano di uomini in tutte le lingue del mondo.

Che fantasia, eh? Altro che leggi di Keplero, l’universo femminile – ve lo dico io – lo muove Cupido! Ma la cosa bella è che nonostante passino i secoli e le generazioni si susseguano, gli uomini e le donne si comportano sempre in modo uguale.  Mentre i primi diluiscono le sbandate nel Coca Havana e seppelliscono le email che gli inviamo tra quelle delle riunioni col capo, declinando di tanto in tanto un nostro appuntamento serale per quello con Sky Sport, noi altre invece spendiamo metà della nostra giornata a sottotitolare ogni singolo puntino di sospensione sia stato messo (o omesso) dalla loro risposta su Whatsapp.

Ma perché quando siamo insieme, noi altre pensiamo solo ad interrogarci sul sesso opposto, piuttosto che condividere i nostri interessi? E dire che anche a noi le verifiche, gli esami e le scadenze lavorative non mancano… E neppure i film da andare a vedere al cinema!

Nel duemilatredici siamo tutte donne con aspirazioni di vita definite e grandi progetti, eppure quando ci ritroviamo a tavolino con le nostre migliori amiche a trarre bilanci esistenziali, ecco che precipitiamo ad uno stato di femminilità primitiva: di colpo non siamo più brillanti studentesse, aspiranti dottoresse o magistrati, nè manager di successo, ma bambine di otto anni, schiave di quel lieto fine da fiaba che andiamo cercando. Dopotutto in amore siamo tutte principesse, sì. Principesse sul pisello.

Ah, i misteri della vagina! Otto centimetri scarsi di profondità infinita e paranoie galoppanti che bisogna provare per credere. Come se poi il repertorio di estenuanti elucubrazioni mentali a cui ci sottoponiamo durante i nostri confronti fosse vario!

 Tutte le volte le riunioni a casa delle amiche iniziano come incontri spensierati e tutte le volte si tramutano in sedute di psicoterapia.

Più che a Benedetta Parodi, noi ragazze dello zoo dello Zerbino assomigliamo a Sigmund Freud col tacco dodici. Non abbiamo tempo di imparare come si preparano il tiramisù o la crostata per il nostro partner;  perchè siamo troppo indaffarate a studiare la ricetta perfetta per cucinargli il cervello, o forse soltanto troppo attente a evitare che lui ci divori il cuore.

Studiamo gli uomini come fossero cavie da laboratorio, forme di vita aliena non identificata. Meteoriti testosteronici, precipitati nella nostra quotidianità a stravolgerci le priorità assieme al ciclo mestruale. E col passare del tempo e l’esperienza, non riusciamo a fare a meno di confrontare i danni inflitti all’una e all’altra, medicandoci a vicenda le ferite di guerra come soldati che combattono sullo stesso fronte.

«Perché non mi richiama?»

«Ma secondo te, gli piaccio?»

«Mi ama o non mi ama?».

La nostra esistenza gravita attorno a questi tre enormi interrogativi esistenziali. Lacune gnoseologiche più oscure della teoria del Big Bang che ti inducono a pensare che il romanzo di John Gray – nonostante il suo dubbio valore letterario – avrebbe potuto vincere il Nobel in astrofisica al posto di Margherita Hack.

Perché a volte sembra davvero che gli uomini e le donne vengano da pianeti diversi e parlino due lingue incomprensibili. I maschi sono marzianamente programmati per compiere azioni e pronunciare frasi che noi venusiane non comprendiamo, tralasciandone altre che per noi invece sono fondamentali.

Regola n.1

Uomini, ricordate: ogni volta che una ragazza vi chiede di vedervi e voi rispondete: «Ti faccio sapere» senza poi richiamare, una donna da qualche parte del mondo mette su almeno un paio di chili. Il flirting altalenante uccide o nel migliore dei casi ingrassa. Non abusatene! Se avete intenzione di scaricarci brutalmente, fatelo subito. Con discrezione, ma senza troppi giri di parole. La sincerità premia. (anche se il venerdì sera successivo venti gocce di Gutalax nel cocktail probabilmente non ve le leverà nessuno).

Se al contrario vedere il nostro bel musino vi aggrada, a maggior ragione evitate di cadere nel circolo vizioso del tiramento selvaggio. Guardate che crea dipendenza e alla lunga stanca: dopotutto siamo ancora noi quelle che vantano il primato del tiro alla fune; lasciateci il privilegio di tenere il capo più corto durante il corteggiamento e prometteremo di non legarvelo al collo, una volta che saremo riuscite a conquistarvi.

Regola n.2

Tu, Tarzan: io, Jane.

Potete risparmiarvi l’urlo bestiale da re della savana, se preferite ma la sostanza non cambia di molto: voi siete maschi e noi femmine. Lasciate cadere gli slip di leopardo (o quelli di Calvin Klein) e fuori gli attributi! Le donne amano la presa di posizione: se una ragazza vi piace, andate là e diteglielo occhi negli occhi. Oppure non dite nulla e baciatela. Ma dico, ogni tanto una maratona di Nicholas Sparks invece che Juve-Milan, no eh? Basta nascondersi dietro i mi piace e le chat di Facebook. L’amore ha bisogno di sguardi, di scambio e dialogo vero, non solo di parole scritte al pc.

Regola n.3

Quella fondamentale: se amate una donna, non abbiate paura di dimostrarglielo. Non è che se venite baciati da una ragazza, da rospi vi tramutate in cervi reali, state tranquilli.

Una donna che si sente corrisposta nei sentimenti difficilmente vi spodesterà per mettere un altro al vostro posto. Piuttosto voi principi, preoccupatevi di meritarvi il vostro trono: siate regali nell’animo e non soltanto nell’aspetto. Il BMW e l’abito di alta sartoria si comprano dappertutto, mentre la galanteria non ha prezzo e si dimostra tanto nelle piccole attenzioni, quanto nei grandi gesti.

Perciò abbassate quei calici di champagne e annaffiatevi la gola con litri di responsabilità e carineria: che mentre voi brindate, noi stiamo ancora parlando di voi.

Giorgia Sandoni Bellucci
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