
Baccanali, Elena.
mi Bacerai ancora, mio dolce amante,
fra cent’anni
ravvolti nelle candide vele di questo talamo ballottato?
mi Bacerai i tremori e le rughe
silenziosamente
come l’Eurota ama in segreto
le asperità delle sue sponde?
io fra cent’anni Bacerei i tuoi piedi
che il dardo di Filottete renderà stanchi,
ed i tuoi occhi di pavido cerbiatto.
Bacerei i rimorsi
che presto ti attanaglieranno,
e la nostra vagheggiata fuga
ma ti Bacio ora
Paride adorato,
prima che il vento di Troia
fileggi i nostri istanti.
ti Bacio ora
che la fine è lontana
ed il chiarore dell’aurora
ci sorprende ancora intrecciati
come le cime di una baderna innamorata,
intenti a ristorare le ferite della nostra anima
dagli sfregi delle corone
che portiamo sulla testa.
Baciami adesso
nelle mie stanze salmastre,
odorose d’incenso
e di notti insonni
scolorate sul pronao in tua attesa.
Baciami
mentre nel salone
Sparta stringe la mano
al principe troiano,
tra i banchetti e le orge vergini.
Baciamoci
prima che il vino che imperla le tavole
corroda di sangue i robusti schinieri
prima che il fuoco divori le belle mura
ed il tuo sorriso.
Baciamoci, baciamoci
non attardiamoci!
(G.Sandoni Bellucci, Baccanali)